La zavorra

Ieri sono andata a fare una chiacchierata con una dottoressa, molto nota nel suo ambiente, e molto nota in generale, visto che partecipa a numerose trasmissioni e non disdegna certo i media.

Io andavo da lei vari anni fa, quando avevo tutt’altro genere di problemi fisici poi risolti brillantemente; quella di ieri non la voglio chiamare “visita” perché, per tutta una serie di motivi, è stata lei – tramite mio marito – a chiedermi di tornare nel suo studio appunto per fare una chiacchierata. E dal momento che questa dottoressa è uno di quei medici a 360°, ho deciso di tornare, sicura che avrei avuto vari spunti interessanti per stare meglio.

Già, perché uno dei lati negativi di tutto l’iter che ho compiuto fino ad ora, è stato riscontrare la grande settorializzazione dei medici. Sarà che non potrebbe essere altrimenti, in campo medico. Sarà che l’evoluzione della medicina ha portato a questo, che i medici devono essere iper-specializzati per poterci curare bene, però diciamo la verità, un po’ dispiace. Spiace vedere che l’oncologo non dice nulla del linfedema, spiace che il chirurgo plastico non ti parli dei danni che potrebbe riservare la radioterapia alla tua bella protesi, e via di questo passo potrei fornire decine di esempi.

Insomma, complice il marito, ieri sono andata da questa dottoressa. Che mi ha fatto domande che nessuno mi aveva fatto, che mi ha chiesto come mi sento, per esempio, e non è una psicologa. Che mi ha spiegato cosa mangiare per stare meglio. E non è una dietologa. Che mi ha detto che i braccialetti (che tengo anche di notte) è meglio non portarli al braccio operato. Che mi ha detto un due tre cose da fare in concreto per sentirmi meglio. Di partire da me, per poi riuscire ad occuparmi – e a farlo bene – a tutto il resto del mondo, cioè la mia famiglia.

Insomma, sono uscita un po’ turbata, l’ammetto, perché non mi ha detto solo cose facili da mettere in pratica, anzi alcune sono decisamente difficili. Richiederanno impegno. Ma sotto sotto ho capito di essere andata da lei al momento giusto, adesso sono pronta, sono motivata, adesso ce la posso fare.

E la cosa da cui partirò, sapete qual è? Liberarmi dalla zavorra: intesa non soltanto come lo strato di grasso che adesso, finite le cure, non ho motivo per continuare ad ignorare, ma zavorra in tanti sensi. Liberarmi dai pesi mentali non necessari, ma anche di tutto il superfluo che vedo intorno a me, a casa, sulla scrivania dell’ufficio, ma soprattutto in testa.

Liberare la mia casa da tutte le suppellettili in giro che non mi piacciono più, da tutti gli utensili in cucina che non uso, liberare gli armadietti della credenza dalla cose che non mangio e che non mangerò mai, liberare gli armadi dai vestiti che mi vanno stretti o che non mi vanno e basta.

Starò meglio, dopo, ne sono sicura. Sarà un viaggio delicato, richiederà attenzione, ma anche determinazione. Richiederà pause, si apriranno ricordi. Ma alla fine mi sentirò più leggera, e sicuramente meglio.

18 pensieri su “La zavorra

  1. Sai che è da qualche mese che ho la stessa intenzione? liberarmi di tutto ciò che è in più in casa, dalla cucina all’armadio. poi qualcosa mi frena e rimando.. chissà che questo autunno non sia ben augurante anche per me!

  2. Finchè c’è qualcosa che ti frena, forse forse vuol dire che non è arrivato il momento.
    Nei mesi scorsi io ho avuto questa voglia, e visto che mi aveva preso il raptus ne ho approfittato per svuotare l’armadio di tanti vestiti. Però, appunto, bisogna cogliere il raptus! Ma sai come ci si sente bene poi??!

  3. Ah ah, non sai quanto mi ritrovo nella seconda parte di questa post: nella mia insonnia stanotte facevo il conto di tutte le cose che voglio buttare/dar via, proprio uguale uguale 🙂

    • Eddai Wide, allora liberiamoci! Pensili, armadietti, guardaroba ….anche perché con le 25 nanette di ieri alla festa ora avrai anche un mucchio di cose in più …o sbaglio?! 💝🎁🎈🎉

      • Si, si, stamattina ho fatto fuori vecchie ciotole, tazze e un’infinità di prodotti tipo erboriisteria che le persone non finiscono di portarmi pensando di aiutarmi. Per carità, sono animati da nobilissime intenzioni, ma se avessi utilizzato anche solo un quinto di tutte le pappe reali/pasticchette erbose/seleni vari, etc etc, che mi hanno portato, non mi resterebbe il tempo per fare le cure vere. Solo che poi mi sentivo in colpa a buttare via le loro buone intenzioni. Ma oggi preso bustone e liberato un intero scaffale della dispensa: che liberazione!

  4. Personalmente sono sicuro che tutte le cose che facciamo con impegno e serietà portano poi a risultati concreti; magari ci vorrà un po’, ma i risultati poi arrivano, l’importane è non mollare la presa.

    Un saluto

  5. Che bel proposito il tuo! Lo condivido in pieno. Non vedo l’ora di avere un pò di tempo per fare una vera pulizia in casa, per liberarmi di tutte quelle cose che sono ormai “di troppo”.
    Via la zavorra!!!!

  6. Mi sa che siamo più o meno tutte sulla stessa lunghezza d’onda. In questi giorni ho detto al mio compagno che, visto che le previsione parlano di inverno per questo fine settimana, ne approfitterò per fare una bella pulizia degli armadi!
    un abbraccio
    Claudia

  7. @Wide (non riesco a risponderti sotto il tuo messaggio…mah!)
    Hai fatto bene a buttare tutta quella roba, anch’io mi sento in colpa a buttare qualcosa che altri mi hanno regalato con buone intenzioni, ma tocca essere un po’ realisti e pensare che dopotutto se non ci serve…a che serve lasciar lì le cose nell’armadietto?!
    Io solo i libri non riesco a buttare via: quindi quelli che proprio non posso tenere (narrativa d’evasione) li inscatolo e li porto da qualche parte, dove so che li possono usare….dopo averli fatti vedere ai miei genitori, ai suoceri, alle vicine, ecc….
    Peccato che pesino tanto, altrimenti si potrebbe organizzare uno scambio inter bloggers! 🙂

  8. Comunque, io decisamente in questi giorni sono in zona raptus: ogni giorno mi accanisco contro un pezzetto, anche piccolissimo, di casa mia: magari anche solo un cassetto. Domani sono a casa in ferie…a cosa toccherà?!?!? Cucina, penso!

  9. Sono quegli incontri che non si dimenticano mai, anche quando poi ci si perde di vista. Anche a me è capitato, 15 anni fa, in un faticoso periodo della mia vita. E’ arrivato quest’angelo (una dottoressa) che mi ha veramente sostenuto da ogni punto di vista. Non la vedo da 12 anni, ora vive in america, ma dentro di me è vivissima.

    Anche io vorrei fare un po’ di “decluttering”, in casa ho iniziato, butto/regalo 2/3 cose al giorno. Ho bisogno di spazio, di respirare.
    Poi passerò alle persone.

    • “poi passerò alle persone”….esatto, prima bisogna fare spazio intorno a noi, poi dentro: e lasciar andare quelle persone che non sono più in grado di farci stare bene…percorso faticosissimo ma a volte tanto necessario….

  10. ciao, e’ stato un piacere leggerti da me e sono corsa a conoscenti. La mia amica più cara si è’ ammalata di leucemia quando suo figlio aveva 17 mesi. ha fatto un auto trapianto e due trapianti di midollo osseso. Ora sta bene, sotto controllo ma bene. Ho vissuto con lei paura, terrore, guerra, rassegnazione, pace e poi di nuovo guerra. Ha avuto tante fasi, ma oggi è’ una donna migliore. Suo figlio e’ stato la sua energia, la sua spinta. Capisco la tua paura di mamma, la capisco e la condivido. Il pensiero che mio figlio possa rimanere senza di me, mi annienta. Mi sembra, da quello che racconti che sei sulla strada giusta per rinascere, riscoprirei diversa, dare un senso nuovo e profondo alla vita. Non sei sola, hai l’ amore dei tuoi cari e mi sembri più che in gamba. Sono molto felice di conoscenti.
    Spero di leggerai ancora.
    Raffaella

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